Luca Manuelli. Gli obiettivi del Cluster nel 2020



Il Presidente di CFI guarda al futuro. Con obiettivi ambiziosi ma realistici. Partecipazione alla Governance dell’Innovazione tecnologica del Paese. Nuova Roadmap a supporto del Pnr 2021-2027 e in vista della dimensione europea e regionale. Impulso al network dei Lightouse Plant con iniziative di Filiera e di Open Innovation e sviluppo di nuovi progetti (Flagship Plants, Pathfinder). Allargamento della base associativa, anche coinvolgendo nuove regioni, soprattutto Mezzogiorno e Regioni ad alto potenziale di innovazione. Iniziative di comunicazione e divulgazione per valorizzare le best practice degli associati.

L’occasione del convegno milanese L’ecosistema dell’innovazione tecnologica nel settore manifatturiero di fronte alle sfide del mercato globale ha permesso al Presidente Luca Manuelli di rivisitare un anno, il 2019, cruciale per la vita dei Cluster Tecnologici Nazionali e per CFI in particolare, ma soprattutto di delineare le traiettorie lungo le quali perseguire obiettivi nel 2020.

2019: un anno cruciale

Luca Manuelli, del quale si può consultare la Presentazione nella sua interezza, ha ricordato che nello scorso anno il Miur ha finalmente riconosciuti tutti i 12 Cluster Tecnologici Nazionali. Ma soprattutto, che il CFI ha presentato al Miur stesso un ambizioso Piano triennale.

E questo proprio mentre si andava scrivendo – all’oggi lo si attende ancora – il Piano Nazionale per la Ricerca 2021-2027 (ora la questione è in capo al Ministero dell’Università e della Ricerca). Per definirlo, il Miur ha istituito mesi fa 14 tavoli tematici per individuare priorità, obiettivi, azioni per promuovere l’efficienza del sistema nazionale in materia.

 

Secondo Manuelli, nel Pnr dovrebbe essere garantita la centralità della fabbrica intelligente articolata su tre linee guida: l’evoluzione delle piattaforme digitali, l’economia circolare, le competenze. In tale maniera, il Piano nazionale sarebbe maggiormente allineato ad Horizon Europe, il programma quadro continentale per la ricerca e l’innovazione relativo al periodo 2021-2027; in caso contrario, l’Italia rischierebbe di essere penalizzata circa i bandi e i finanziamenti europei.

 

L’obiettivo ultimo de CFI è dunque quello di una attiva partecipazione alla Governance dell’Innovazione tecnologica del Paese in sinergia con gli altri Cluster Tecnologici e gli stakeholders chiave, come i Digital Innovation Hub by Confindustria, i Competence Center, ecc.

Nel 2019 è anche iniziato il percorso che porterà alla nuova Roadmap, alla quale stanno lavorando i Gruppi Tematici-Tecnico Scientifici (GTTS) sotto la guida del Presidente del Comitato Scientifico, Tullio Tolio.

 

L’Ecosistema collaborativo

Tra gli argomenti che il Presidente Manuelli ha voluto illuminare, quello dello sviluppo dell’ecosistema collaborativo in azione nella attuale e nuova fase di Industria 4.0. L’ecosistema, per spiegare il quale Manuelli ha utilizzato la metafora dell’organizzazione sanitaria, prevede attori diversi ma sinergici. Al Cluster, il suo Presidente, ha affidato il ruolo di chi sapendo cosa sia e come si attua il “Wellness 4.0” è in grado di indicare linee guida per identificare “raffreddori digitali”, i loro eventuali sviluppi e le possibilità di curarli. Restando nella metafora medica, che cosa accade a una fabbrica afflitta da un “raffreddamento digitale”?

 

 

Il primo step è quello che normalmente il medico di base conduce sul paziente: la diagnosi. Nel mondo della Fabbrica Intelligente il medico di base è il Digital Innovation Hub, che misura il livello di maturità digitale e quali ne siano i gap per fornire le eventuali prime cure. Ma non basta, perché davvero la nostra fabbrica “raffredata” possa procedere spedita verso il Wellness è necessario “lo specialista”: il Competence Center, il quale mette a fuoco le soluzioni in termini di sviluppo di tecnologie e di competenze necessarie per applicarle al meglio. Ma occorre un’altra figura ancora, una figura paragonabile al medico condotto: l’Innovation manager. Se si guarda infatti al mondo delle piccole e medie italiane, queste possono trovarsi nelle condizioni di essere “periferiche”, l’Innovation manager è l’attore che va verso il problema, verso il bisogno e porta le cure giuste aiutando a creare il collegamento con gli altri attori. C’è anche una “cura alternativa”: il mondo dell’Open innovation con le sue startup e scaleup, capaci di affrontare un problema e magari trovare soluzioni diverse dagli schemi con cui le aziende sono abituate a portare avanti il concetto di innovazione e a svilupparlo.

Infine, e fondamentale, la partecipazione del mondo finanziario. Qui un attore importante è Cassa depositi e prestiti che può svolgere missioni duali: lavorare a supportare lo sviluppo dell’innovazione con strumenti finanziari nel territorio ma al tempo stesso favorire uno sviluppo dell’iInnovation mirato ad indirizzare i bisogni del nostro “raffreddato digitale”.

 

 

Gli obiettivi del 2020

Partecipazione alla Governance dell’Innovazione nazionale. Roadmap. Sempre maggiori sinergie con l’Ecosistema collaborativo. Ad essi va aggiunto l’obiettivo: Lightouse Plant, modello evolutivo. Se con il Tunnel dell’Innovazione (mecspe 2019) i quattro candidati Lighthouse – Ansaldo Energia, ABB, ORI Martin/Tenova, Hitachi Rayl – avevano esordito sulla scena, dopo l’iter formale per “patentarli” oggi gli Impianti Faro sono tutti alla piena operatività. I LHP, iniziative di riferimento a livello nazionale e internazionale in ambito manifatturiero, sono impianti produttivi (nuovi o rinnovati) in grado di integrare processi, attraverso tecnologie avanzate e forniscono esempi concreti di come le tecnologie siano in grado di potenziare i processi manifatturieri. Per i suoi Impianti faro il CFI prevede il loro ingaggio in iniziative che traguardino all’Open Innovation e alle filiere. Per il 2020 CFI vuole individuare almeno altri due candidati LHP.

 

Ma il CFI punta a portare a bordo anche fabbriche di medie-piccole dimensioni che hanno già avviato un percorso di innovazione: gli Impianti Bandiera. Le Flaghship Line italiane dovranno essere già propense al digitale, ben posizionate sul mercato e che abbiano già sviluppato dei progetti pilota sulle linee e siano orientati ad indirizzare  ulteriori investimenti su tecnologie digitali. Faranno da modello alle altre PMI, che si riconosceranno più facilmente nel loro livello di complessità, dimensioni e processi che non in quelli delle Lighthouse.

Si allargherà anche il panel di Pathfinder. Se oggi, ha ricordato Manuelli, CFI ha tra i suoi soci SAP, presto si potrebbe dare il benvenuto a DELOITTE. I Pathfinder sono aziende leader in grado di rendere visibili e percorribili percorsi di integrazione multisettore, indicando le tecnologie abilitanti, le risorse per implementarle, fornire esempi dimostrativi delle soluzioni e dei vantaggi che ne derivano.

 

Un particolare sguardo Manuelli lo ha riservato alla base associativa. A fine 2023 il CFI punta a contare 1.000 soci anche coinvolgendo nuove Regioni con prioirità verso il Mezzogiorno e Regioni a maggior potenziale di innovazione. Dovranno essere nove, le new entry, e a tendere il peso delle top 7 dovrà scendere dall’80% al 63% con l’incidenza del Sud in salita dal 7 al 17%.

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