Il comitato scientifico del CFI procede a passo serrato verso la sua nuova Roadmap. Al lavoro i sette GTTS - formati da tecnici, docenti universitari e soci del cluster - chiamati a definire le reali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico. Attorno all’aggiornamento della Roadmap anche i Pathfinder. L’obiettivo prioritario è allinearsi con i pillar di Horizon Europe 2021-2027. Ma anche contare circa documenti strategici redatti dal Mise e dal Ministero della Università e della Ricerca.
«La seconda Roadmap del Cluster Fabbrica Intelligente sarà pronta in soli cinque mesi». Poco prima di affrontare un pomeriggio all’insegna del documento programmatico – pomeriggio che ha chiuso il Convegno L’ecosistema dell’innovazione tecnologica nel settore manifatturiero di fronte alle sfide del mercato globale – il Presidente del Comitato scientifico di CFI Tullio Tolio ha illustrato a una gremita e attenta sala del Politecnio che cosa bolle in pentola nella “fucina” della nuova Roadmap. La sua presentazione è consultabile nella sua interezza, ma da qui in poi ne valorizziamo alcuni passaggi.
La prima domanda da porsi è: perché c’è bisogno di un secondo documento strategico? Il primo era stato sviluppato cinque anni fa, ed era allineato alle politiche di ricerca nazionali ed europee del tempo, ad esempio a Horizon 2020. Al mutare di queste, anche la Roadmap va aggiornata.
Di più: quest’ultima ha l’ambizione di incidere sull’elaborazione delle prime. Inoltre, come vedremo, il documento esercita il proprio peso sugli obiettivi che si danno i Lighthouse Plant, grandi fabbriche avanzate utilizzate come dimostratori tecnologici e principale iniziativa del CFI; influisce sulla scrittura dei documeni del Mise e del Ministero dell’Università e della ricerca. Non ultimo, dovrebbe servire a stringere i rapporti con cluster di altre nazioni.
Un processo inclusivo
La costruzione della Roadmap è basato su un processo partecipativo inclusivo che permette ai diversi attori del Cluster – in particolare a grandi imprese, Pmi, università ed enti di ricerca associazioniportatrici di interesse – di interagire nell’ambito di Gruppi Tematici Tecnico-Scientifici (GTTS) per definire le necessità di ricerca del Paese nell’ambito del manifatturiero. Partecipa alla definizione della Roadmap anche Sap Italia, primo e per ora unico Pathfinder, il soggetto che in questo schema deve concorrere ad individuare le traiettorie di sviluppo di alcune tecnologie abilitanti legate al digitale.
Allinearsi a Horizon Europe per essere protagonisti su scala continentale
L’idea di fondo è che, sia l’atteso Piano nazionale della ricerca 2021-2017 quanto la Roadmap del Cluster dovrebbero essere, se non coniugati, perlomeno armonizzati con l’ambizioso programma di innovazione continentale Horizon Europe, sul quale il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio dell’Ue hanno trovato un accordo provvisorio il 17 aprile dello scorso anno.
Quanto al Cluster, per Tolio rilevano in particolare i “Pillar” due e tre del documento europeo. Infatti, il secondo pilastro (“Sfide globali e competitività industriale europea”) fa espresso riferimento ad argomenti che con il manifatturiero hanno parecchio a che fare: ad esempio, il digitale, l’industria e lo Spazio. Ma anche l’energia e la mobilità, il food, e altro. Il terzo (“Europa Innovativa”), poi, prevede la formazione di un ecosistema di innovazione continentale. Riguardo al primo pillar, il tema del rapporto tra conoscenze di base e conoscenze applicate è uno degli aspetti su cui è necessario sviluppare idee e visioni innovative che rompano gli schemi classici di una ricerca ipotizzata lineare.
Il processo di pianificazione di Horizon Europe, per ora, ha contemplato una fase di coprogettazione, che si è svolta durante l’estate e l’autunno 2019, in vista della preparazione del Primo piano strategico. L’iter identificherà, tra le altre cose: le aree-chiave per il supporto alla ricerca e all’innovazione definendo il loro impatto mirato; i partenariati europei; le missioni e i settori di cooperazione internazionale. Secondo Tolio, ci sarebbero già “proposte” per specificare e dettagliare il programma, da parte di diversi enti culturali ed economici europei.
Come ad esempio la piattaforma tecnologica europea MANUFUTURE che ha già rilasciato sia un documento di vision e, recentemente, una Strategic Research and Innovation Agenda in vista del nuovo programma quadro e EFFRA (European Factories of the Future Research Association), associazione industry-driven senza fini di lucro il cui obiettivo è quello di promuovere lo sviluppo di tecnologie di produzione innovative impegnandosi in un partenariato pubblico-privato con l’Unione europea chiamato “Fabbrica del futuro”.
Non solo Horizone Europe
Secondo Tolio, al di là di Horizon Europe, un atto condiviso dagli stakeholder del Cluster potrebbe servire per “contare” nella definizione di altri documenti strategici per la manifattura, di volta in volta prodotti dal Ministero dello Sviluppo Economico e da quello della Università e della Ricerca. Questi due importanti dicasteri chiedono a CFI la propria posizione su questo o su quell’argomento, che risulta più chiara e autorevole se è già scritta nero su bianco. Come dimostrano due bandi del Mise sul tema “Fabbrica Intelligente”, del 2018 e del 2019, sui quali la prima Roadmap ha pesato. Per Tolio «Questi atti contenevano praticamente tutte le tematiche che avevamo suggerito con il nostro documento. Il risultato è che poteva partecipare una pluralità di aziende, e che si è dovuto chiudere la procedura quasi subito, per il superamento delle risorse disponibili. Per noi la modalità seguita è un grande passo in avanti per il Paese, ma non è quella ideale. Penso che in futuro si punterà su bandi più specifici, più mirati». Inoltre, la Roadmap è la base per relazionarsi con gli altri cluster a livello continentale.
Infine, per i Presidente del Cluster, ci sono ragioni “interne” di cui tenere conto. Come annunciato, i Lighthouse plant basano la propria attività sulla Roadmap. Sono anzi, per il Presidente scientifico: «Una rappresentazione concreta del piano del Cluster. Infatti, gli Impianti faro hanno attinto obiettivi appunto da questo documento, declinandoli secondo le caratteristiche del progetto che intendono realizzare.»
I Gruppi Tematici Tecnico-Scientifici
Il CFI ha scelto una propria modalità per definire la sua Roadmap: i Gruppi tematici tecnico-scientifici (GTTS), chiamati ad integrare visioni, programmi e azioni delle componenti industriale ed accademica. I GTTS Devono, per ogni linea di intervento relativa alle tematiche di ricerca previste dalla Roadmap, specificare quale strategia si intenda perseguire, anche monitorando i progetti attivi e definendo le vie di sviluppo delle tecnologie coinvolte.
I gruppi di lavoro sono sette, e vi partecipano soci ed esperti. Quattro gruppi delineano le sfide fondamentali. Ovvero: produzione personalizzata, per la quale occorrono sistemi che dovranno, nelle intenzioni del Cluster, essere in grado di riconfigurarsi in tempi ridotti per soddisfare i requisiti di customizzazione, e al contempo garantire un elevato grado di integrazione con i clienti; strategie per la sostenibilità industriale, con l’obiettivo di realizzare metodi e strumenti in grado di implementare processi produttivi che permettano di rendere la circular economy un fattore di competizione oltre che una modalità di preservare l’ambiente; valorizzazione delle persone, con lo scopo di porre l’uomo al centro del sistema produttivo sfruttando opportunamente le tecnologie che permettano alle persone di sfruttare al meglio le macchine cooperando sinergicamente in modo efficace efficiente e sicuro; alta efficienza e produzione zero-defect, per minimizzare i costi di produzione e migliorare la qualità del prodotto.
Gli altri tre gruppi si concentrano sulle tecnologie abilitanti necessarie ad affrontare le sfide. Nello specifico, processi produttivi innovativi, per permettere la produzione grazie a nuovi processi e al miglioramento dei processi esistenti; sistemi di produzione evolutivi e resilienti, capaci di adattarsi alle mutevoli condizioni di contesto, determinate dalla turbolenza della domanda, dalla rapidità dei cicli tecnologici e dalle dinamiche della situazione competitiva; non ultime piattaforme digitali, modellazione, A.I., e Cyber security.
I sette gruppi di lavoro citati sono rispettivamente coordinati da: Marina Monti; Melissa Demartini; Paolo Dondo; Marcello Urgo; Carmen Galassi; Cristian Secchi e Guido Colombo.
Il ruolo dei Pathfinder
Nella definizione della nuova Roadmap, come si è detto, giocano un ruolo essenziale i Pathfinder. Questi sono i soci tecnologici del Cluster, quelli in grado di contribuire all’individuazione delle principali traiettorie di sviluppo dell’innovazione a supporto della competitività della manifattura italiana. Per Tolio: «Non si può fare a meno di loro nella scrittura del documento, perché aiutano la nostra community a immaginare il futuro delle tecnologie di cui si occupano, e quindi a prendere la giusta direzione».
I Pathfinder sono inquadrabili in due categorie: i Vendor, e cioè gli sviluppatori di tecnologie e applicazioni digitali a supporto del processo manifatturiero; e i System integrators, in grado di supportare le aziende manifatturiere nella definizione di esigenze di innovazione tecnologica e nella relativa selezione e applicazione. Per poter accedere allo status di “partner tecnologico” del CFI, le aziende interessate devono garantire alcune condizioni: individuare un’area di interesse nell’ambito della Roadmap; apportare risorse in grado di sviluppare i contenuti di innovazione tecnologica secondo processi definiti e coordinati dal Cluster; mettere a disposizione facilities e capacità di presentazione e comunicazione di supporto per la valorizzazione i contenuti sviluppati nel loro ambito; infine, partecipare alle attività dei Lighthouse Plant e supportare specifici progetti in corso o avviarne di nuovi. Il primo e per ora unico socio Pathfinder è Sap Italia.
Cosa c’entra Sap con il ruolo di Pathfinder? La multinazionale tedesca è conosciuta a livello globale per il software gestionale, e quindi per gli Erp e per altre soluzioni informatiche per le imprese. «Ma la realtà è diversa e più vasta» – ha affermato il responsabile per lo sviluppo del business digitale per Italia e Grecia di Sap Andrea Pagliari . Si pensi che al mondo il 77% delle transazioni passa attraverso i sistemi Sap, e che nel 2018 l’azienda ha investito in ricerca e sviluppo il 14,6% delle proprie revenue, pari a 3,6 miliardi di dollari.
Sap, dal 2007, ha realizzato 34 acquisizioni del valore complessivo di 42 miliardi di dollari. Ora è anche, se non soprattutto, la sua piattaforma digitale integrata, aperta e flessibile: Leonardo, che collega i dati di fabbrica a quelli del business.
Questa è il perno della strategia di Intelligent enterprise di Sap: è il sistema che infonde intelligenza alle applicazioni dell’Erp e a tutte quelle che sono contenute nella Sap Business Suite, che include anche un Crm (Customer relationship manager), un Srm (Supplier relationship manager), un Scm (Supply chain management) e un Plm (Product lifecycle management).
L’intelligenza artificiale che permea Leonardo si espande a molte attività parallele alla produzione: si pensi all’assistente digitale CoPilot (l’Alexa del gestionale). Di grande rilievo è anche il Digital Manufacturing Cloud di Sap, un Mes (Manufacturing Execution System) che consente una grande visibilità delle operation, con analisi dei dati in tempo reale. Per Pagliari, nell’immediato futuro emergeranno con forza tre trend tecnologici: l’intelligenza artificiale conversazionale, una automazione di processo ancora più sostenuta e radicale e la visione artificiale, con sensori flessibili e adatti a diverse applicazioni.