CFI, guardando al Centro-Sud del Paese e al Mediterraneo, ha portato il suo contributo scientifico alla prima edizione barese della Fiera leader nelle tecnologie per l’innovazione. Gli interventi del Cluster hanno puntato a indagare la assoluta novità del sistema industriale italiano verso il 4.0. e la ricerca che lo supporta: mantenere al centro le persone e non le tecnologie
L’ultimo rapporto annuale di SVIMEZ sullo stato dell’economia e dei servizi nel Mezzogiorno non lascia scampo: il Meridione d'Italia è una delle zone più povere d’Europa e la nuova questione meridionale secondo il direttore della SVIMEZ Luca Bianchi deve partire dagli investimenti. Nel 2018 mancano all'appello, come investimenti al Sud, 3,5 miliardi di euro, in base alla regola del 34 per cento della ripartizione delle somme in conto capitale per investimenti.

Per il Cluster Fabbrica Intelligente (CFI) guardare al Sud significa puntare, qui più che altrove, al manifatturiero 4.0 con al centro l’uomo e la collaborazione. È per questo che CFI ha scelto di partecipare a MECSPE Bari, prima edizione per il mercato del Meridione della fiera leader dei materiali e delle tecnologie destinati allo smart manufacturing.
«Abbiamo scelto di essere a Bari», dice Luca Manuelli, Presidente di CFI «per due motivi: il primo, ascoltare gli industriali che operano nel Meridione d’Italia e nell’area del Mediterraneo e spiegare loro l’efficacia del Cluster come partner della trasformazione digitale. Il secondo, dimostrare la praticabilità delle esperienze verso l’innovazione messe in campo dai Lighthouse Plant, come Hitachi Rail, che ha siti a Napoli e Reggio Calabria – capoluoghi di regioni che segnano crescita zero nel 2018, la prima, mentre la seconda è l’unica regione con una flessione del PIL di -0,3%) – e alla quale il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato ufficialmente il via libero ad agire come Fabbrica faro di CFI.»
CFI a Bari : al centro dell’Industria 4.0 l’uomo e la semplificazione
Nel percorso verso l’impresa 4.0, il sistema industriale italiano e la ricerca che lo supporta hanno avuto la capacità di mantenere al centro le persone e non le tecnologie. Una assoluta novità nel panorama europeo che, guidato dalla Germania, ha imperniato il 4.0 sulle seconde.
Dimenticando che le tecnologie sono elementi abilitanti, mentre è necessaria la valorizzazione delle risorse umane, attraverso la formazione e la semplificazione degli strumenti tecnologici.
Con questo approccio CFI ha organizzato, nei tre giorni al MECSPE, tre incontri. Ciascuno ha avuto una parte introduttiva per spiegare ai presenti cosa è e cosa fa oggi il Cluster, quali strumenti usa e a chi si rivolge; alla presentazione del CFI si è aggiunta la testimonianza di Mario Ricco, Direttore del MEDISDIH, Digital Innovation Hub della Puglia. Ognuno dei tre incontri ha previsto uno o più interventi con contenuti scientifici, tenuti da tre membri delle Steering Committee che coordinano lo sviluppo della Roadmap del Cluster.
Quello “firmato da” Tiziana D’Orazio (STIIMA CNR e membro nel CFI del Gruppo tematico tecnico scientifico, GTTS3 “Valorizzazione delle persone nelle fabbriche”) ha sottolineato la rilevanza delle nuove soluzioni basate su tecnologie ICT volte a garantire luoghi di lavoro ad elevata accessibilità, usabilità, ergonomia e sicurezza per tutti i lavoratori grazie a molteplici soluzioni. Come le interfacce adattive, intuitive e mobili o l’uso dell’Intelligenza Artificiale per la comprensione del stato sia fisico che cognitivo delle persone addette. O, ancora, le metodologie innovative basate su tecnologie di V.R e d A.R tese ad aumentare l’efficacia della formazione e poter gestire la conoscenza di classi di utenti.
A Pierpaolo Pontrandolfo (Politecnico di Bari e membro nel CFI del Gruppo tematico tecnico scientifico- GTTS7 “Strategie e management per i sistemi produttivi di prossima generazione”) il tema affidato è stato quello di fare il punto sulle priorità di ricerca per le strategie e management per i sistemi produttivi di prossima generazione. In particolare tali priorità sono state riviste alla luce delle più recenti evoluzioni di scenario. Ad esempio l’importanza della sostenibilità (come declinata da Agenda 2030 con i SDGs) sposta l’enfasi dalla produzione di beni all’erogazione di servizi e da modelli di business che fanno leva sull’accesso in luogo del possesso . Inoltre, Pontrandolfo ha spiegato come le aziende che vogliano evolvere in vista del 4.0 debbano avvicinarsi a strumenti tecnologici e gestionali come le piattaforme integrate di manutenzione predittiva, la sensoristica avanzata per monitoraggio on-line delle macchine e il monitoraggio remoto di macchine e diagnostica predittiva offerta come service. È stato altresì evidenziato che, facendo leva sull’approccio del Digital Twin, è possibile sviluppare strumenti quali i cockpit multifunzionali che supportano le decisioni e le operazioni a tutti i livelli. Infine, è stata sottolineata l’utilità di strumenti quali i Big data & Analytics, nonché i Knowledge Management System a supporto della gestione delle risorse umane e della capitalizzazione del know-how aziendale.

Nel terzo e ultimo incontro nell’Arena di MECSPE Bari, il Professor Marcello Urgo (Politecnico di Milano e membro nel CFI del Gruppo tematico tecnico scientifico-GTTS4 “Sistemi di produzione ad alta efficienza”) ha ripreso il tema delle sfide della globalizzazione, spiegando e poi discutendo col pubblico, come la complessità insita nel fenomeno possa essere affrontata in fabbrica attraverso l’alta efficienza produttiva, condizione necessaria per la competitività soprattutto delle manifatturiere operanti nei settori con alti volumi e ridotta marginalità. L’alta efficienza produttiva, ha sottolineato Urgo, permette inoltre di indirizzare risorse verso attività ad alto valore aggiunto e si può attuare in differenti aree di azione, tra cui: elevata flessibilità di utilizzo, che consenta quindi di mantenere inalterata la propria efficienza anche a fronte di una variabilità estrema della domanda; la gestione della qualità dei processi, verso lo “Zero Defect Manufacturing”, al fine di ridurre rilavorazioni e/o scarti derivanti da processi non efficienti e infine la riduzione dei consumi energetici attraverso una ottimizzazione globale dell’intero sistema energetico.
La voce delle PMI
Le aziende, incontrate dal Cluster manager presso tra lo stand CFI e l’Arena dei dibattiti, hanno chiesto quale potesse essere il ruolo e quali i benefici per le aziende, soprattutto se piccole, nell’associarsi al CFI.

Il beneficio esiste se la collaborazione è biunivoca: su un fronte le aziende possono partecipare agli incontri tematici e individuare tramite la Roadmap quale sia la visione di indirizzo sul futuro del settore, in particolare nelle sue tecnologie di punta e nelle metodologie di lavoro nella filiera, con le quali lavoreranno aziende che molto spesso sono i loro clienti. Contemporaneamente il CFI ha bisogno di partecipazione attiva di soggetti distribuiti sui territori, in grado di portare un contributo partecipativo ai gruppi tematici, dove le PMI italiane sono in grado di esprimere il carattere distintivo dell’approccio su misura dentro la filiera e in grado di esprimere soluzioni puntuali alle sfide delle grandi aziende. Nel piano triennale del CFI è prevista la programmazione di iniziative e strumenti in grado di coinvolgere anche le PMI, ad esempio tramite un coinvolgimento “Open Innovation”, nella collaborazione tra grandi e piccole realtà, su progetti come gli impianti faro.