Il CFI ha avviato – anche grazie alle competenze mobilitate dagli associati vecchi e nuovi – il processo di revisione dell’attuale Roadmap, strumento decisivo perché con esso vengono individuati i macro - scenari di sviluppo all’interno dei quali il manifatturiero dovrebbe programmare specifiche attività di ricerca e innovazione nei prossimi anni. E si accelera verso l’obiettivo 1000 associati, con le PMI al centro
L’ultimo Rapporto Analisi dei Settori Industriali, stilato da Prometeia, ha descritto un manifatturiero italiano, in arrivo al 2019, dalle spalle larghe. Ovvero imprese più capitalizzate, che hanno recuperato redditività, "deleveggiate", e con grande liquidità.

Imprese che costituiscono un tessuto produttivo solido, sano e pronto ad affrontare le sfide del futuro, ma che nascondono al loro interno una divaricazione di risultati che continua ad ampliarsi. Nell’ultimo anno, contrariamente a quello che era accaduto in passato, le imprese che hanno sofferto di più sulla redditività sono quelle grandi, non le PMI. Normalmente accade il contrario. Si tratta di imprese grandi legate ai settori che più si devono ripensare, per esempio, tutta la filiera automotive.
Ma ridefinizioni e scatto in avanti, avverte Prometeia, devono passare attraverso la cruna della stabilità politica e della digitalizzazione delle imprese. Il Cluster Nazionale Tecnologico Fabbrica Intelligente (CFI) si muove su questo ultimo terreno, collocandosi come una importante infrastruttura “leggera” di coordinamento, in grado di mobilitare congiuntamente il sistema industriale, il sistema della ricerca e quello della pubblica amministrazione nazionale e regionale per generare agende comuni di ricerca e roadmap di sviluppo tecnologico condiviso.
L’anno che abbiamo davanti sarà decisivo. Innanzitutto perché il nostro lavoro relativo alla Roadmap è strettamente collegato al Piano nazionale della ricerca. Il nuovo PNR 2021-2027 coordinato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR), dovrà dialogare con Horizon Europe, il Programma quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione che coprirà un settennio e prenderà il testimone di Horizon 2020.
Horizon Europe con un budget di circa 100 miliardi di euro è il più ambizioso programma di ricerca e innovazione di sempre e l’Italia non può permettersi un disallineamento sui temi fondamentali, tra i quali quello della Fabbrica Intelligente il cui modello evolutivo deve passare attraverso tre pilastri strategici: le piattaforme digitali, l’economia circolare e le competenze.
Il Governo ha impostato, in una prima fase, il nuovo PNR privilegiando nettamente il mondo della ricerca di base da quello dell’applicazione e l’attuale bozza, nonostante il contributo fornito nei gruppi di lavoro dagli esperti indicati dal CFI, non presenta traccia esplicita della Fabbrica Intelligente a differenza di quanto indirizzato nel Framework di Horizon Europe. Si pone quindi il tema di riorientare tale Piano in collaborazione con tutti i principali stakeholders chiamati a dare un contributo ed a validare tale impostazione.
Al lavoro sulla nuova Roadmap
Il CFI ha peraltro avviato il processo di revisione dell’attuale Roadmap tecnologica grazie alle competenze mobilitate dagli associati vecchi e nuovi, tra i quali i Pathfinder ossia primari partner tecnologici in grado di dare un contributo su nuove direttrici di sviluppo, quali ad esempio la Cyber Security Industriale.
Si tratta di uno strumento decisivo, perché con esso vengono individuati i macro-scenari di sviluppo (Linee di Intervento), all’interno dei quali il manifatturiero dovrebbe programmare specifiche attività di ricerca e innovazione per i prossimi anni. La Roadmap permette al Cluster di svolgere una funzione di indirizzo e coordinamento finalizzato a mobilitare il sistema industriale e il sistema della ricerca e della formazione per attivare un partenariato nazionale estensivo e inclusivo sulle priorità condivise, creando filiere lunghe di cooperazione tra i territori, trans-settoriali e internazionali. Funzione che, sebbene non preveda alcun ruolo di intermediazione diretta delle risorse, coordina e promuove le azioni legate ai finanziamenti europei e, in generale, agisce come punto di riferimento nelle attività di cooperazione e promozione internazionale.
Per condividere i suoi obiettivi futuri, il 27 gennaio al Mip-Politecnico di Milano, il CFI chiamerà gli associati attuali e prospect.
In quanto ai Pathfinder – aziende leader in grado di rendere visibili e percorribili traiettorie di integrazione multisettore, indicando le tecnologie abilitanti, le risorse per implementarle e fornire esempi dimostrativi delle soluzioni e dei vantaggi che ne derivano – nell’ottobre 2019 il Cluster ha visto l’ingresso di SAP, il primo socio dunque in grado di guidare lo sviluppo dell’associazione lungo i percorsi delle tecnologie abilitanti. I particolari delle prospettive aperte da SAP si trovano in un articolo ad hoc.
Anche in questo segmento associativo lo scouting è in atto ed il Piano Triennale presentato al Ministero dello sviluppo economico (MISE) prevede di arrivare nel triennio a 10 adesioni.
La carica dei mille
È decisivo dunque che il CFI cresca nel Paese in dimensioni e in profondità. Attualmente il Cluster conta circa 300 realtà rappresentative di sette regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Marche e Puglie), del mondo dell’industria (con una prevalenza delle PMI, pari al 73% delle imprese associate), università e centri ricerca. Il Piano Triennale presentato al MIUR prevede un significativo sviluppo della base associativa con l’obiettivo è di allargare la schiera a mille realtà, estendendo il perimetro delle regioni coinvolte soprattutto nel Meridione d’Italia.
Non a caso il CFI ha partecipato in forze alla prima edizione del MECSPE di Bari, come potrete leggere nel resoconto.
A Bari i nostri esperti hanno illuminato una caratteristica tutta italiana: nel percorso verso l’impresa 4.0, il sistema industriale, e la ricerca che lo supporta, hanno avuto la capacità di mantenere al centro le persone e non le tecnologie. Le tecnologie – non ci stancheremo mai di dirlo – sono elementi abilitanti, ma è necessaria la valorizzazione delle risorse umane, attraverso la formazione delle competenze e la semplificazione degli strumenti tecnologici.
Gli strumenti per far crescere il CFI
Nell’anno che abbiamo davanti vogliamo lavorare per aumentare la capacità di “scaricare a terra”, creando le condizioni per declinare sempre di più la Roadmap della ricerca ed innovazione nella fase dimostrativa attraverso lo sviluppo dei suoi sistemi già abilitati, ovvero i Lighthouse Plant, e l’introduzione di nuovi, quali le Flaghship Line.
Sul fronte delle Fabbriche Faro ad oggi sono finalmente operativi i progetti delle quattro prime società selezionate dal CFI per conto dal MISE: Ansaldo Energia, Tenova/Ora Martin, Hitachi Rail e Abb.
Particolare rilevanza assumono le iniziative di Open Innovation e di Filiera collegate ai Lighthouse Plant: troverete qui un focus dedicato ad Ansaldo Energia e al suo progetto “AENet 4.0: Smart Supply Chain” che ha coinvolto 100 fornitori italiani ed è giunto alla sua terza Wave.
Gli strumenti abilitati da CFI
Lighthouse | Sono impianti produttivi (nuovi o rinnovati) in grado di integrare processi, attraverso tecnologie avanzate. Forniscono esempi concreti di come le tecnologie siano in grado di potenziare i processi manifatturieri. |
Flagship | Sono sezioni di sistema produttivo, come singole linee o celle, attraverso le quali le PMI possono visualizzare le architetture aggregative e le tecnologie abilitanti, votate a evidenziare in pratica le potenzialità di nuove soluzioni e nuove tecnologie. |
Pathfinder | Sono aziende leader in grado di rendere visibili e percorribili percorsi di integrazione multisettore, indicando le tecnologie abilitanti, le risorse per implementarle, fornire esempi dimostrativi delle soluzioni e dei vantaggi che ne derivano. |
Il Piano Triennale prevede l’obiettivo ambizioso di arrivare a dieci Lighthouse Plant : già nella prossima newsletter puntiamo ad indicare i nuovi candidati e i principali contenuti dei relativi progetti.
La possibilità di individuare e valorizzare esperienze di successo relative a Fabbriche di medie-piccole dimensioni che hanno già avviato un percorso di innovazione, ci spingono ad avviare in tempi brevi la selezione di Impianti Bandiera distribuiti sul territorio nazionale. Le Flaghship Line dovranno essere già propense al digitale, ben posizionate sul mercato e che abbiano già sviluppato dei progetti pilota sulle linee e siano orientati ad indirizzare ulteriori investimenti su tecnologie digitali. Faranno da modello alle altre PMI, che si riconosceranno più facilmente nel loro livello di complessità, dimensioni e processi che non in quelli delle Lighthouse, perché saranno più alla loro portata, eccellenti in alcune applicazioni digitali (es. additive manufacturing), ma con un digital journey ancora da pianificare nel suo complesso. Il ruolo del CFI in tale ambito è duplice: da un lato faciliteremo la dimostrazione alle altre PMI delle funzioni abilitanti delle tecnologie 4.0 e le opportunità di introdurre nuovi modelli di business alla loro portata e non solo per le grandi imprese. Dall’altro lato, grazie al supporto fornito dalla rete di attori presenti nel Cluster, tali iniziative potranno godere di un supporto nell’accelerare la loro trasformazione digitale.