Elica - che ha acquisito grazie ad Ermanno e Francesco Casoli un valore “iconico” per la manifattura italiana grazie al design distintivo e ai contenuti altamente tecnologici delle sue cappe aspiranti e dei piani cottura amati in tutto il mondo - è uno dei soci più famosi del Cluster Fabbrica Intelligente e sulla Roadmap si posiziona all'incrocio di tre direttrici: customizzazione, sostenibilità industriale, valorizzazione delle risorse umane.
Una cappa aspirante avanzata, intelligente e totalmente silenziosa, in grado di captare i fumi e i cattivi odori restituendo aria pulita nell’ambiente. È tra i principali obiettivi della ricerca di Elica, multinazionale marchigiana famosa in tutto il mondo per le sue cappe aspiranti, che fattura quasi mezzo miliardo, è quotata a Piazza Affari e rappresenta una delle poche sopravvissute all’estinzione di massa delle industrie del Bianco battenti bandiera tricolore. In vista di questa mèta, è stato mobilitato un manipolo importante degli oltre 150 ricercatori in forza alla società, per lo più concentrati in Italia: numero non indifferente, considerato che Elica occupa al mondo 3.800 dipendenti.
Elica, che ha acquisito un valore “iconico” per la manifattura italiana, è uno dei soci più famosi del Cluster Fabbrica Intelligente e sulla Roadmap, come vedremo, si posiziona all’incrocio di tre direttrici: customizzazione della produzione per conto terzi, sostenibilità industriale, valorizzazione delle risorse umane.
Ricerca e sviluppo sono da sempre al centro delle strategie di questa industria, che se è – come si è detto – “icona” per la manifattura italiana è perché ha puntato anzitutto su due elementi forti: il design distintivo, che caratterizza l’ambiente cucina, e i contenuti tecnologici, che consentono oggi all’azienda di guardare oltre il mondo della cappa ed entrare nel comparto dei piani di cottura con soluzioni sorprendenti. Elica produce anche motori elettrici per cappe e per caldaie da riscaldamento. Più che di diversificazione nella maggior parte dei casi è meglio parlare di integrazione e multifunzionalità.
Elica produce anche motori elettrici per cappe e per caldaie da riscaldamento. Più che di diversificazione nella maggior parte dei casi è meglio parlare di integrazione e multifunzionalità.

Per esempio NikolaTesla Flame è il primo piano cottura sul mercato capace di coniugare in un unico prodotto la tradizione della fiamma con l’innovazione di un sistema di aspirazione integrato o NikolaTesla Switch: un piano cottura ad induzione in cui le superfici non si interrompono e il display diventa totalmente invisibile quando in standby. La zona aspirante è nascosta da un anello in vetro e ghisa che caratterizza il prodotto senza guastare l’armonia degli elementi. Oppure NikolaTesla Libra il primo piano aspirante ad integrare una bilancia direttamente sulla superficie del piano cottura. Così è possibile pesare direttamente nella pentola, a qualsiasi livello di temperatura essa sia, aggiungendo gli ingredienti uno dopo l’altro durante le fasi di cottura rendendo sempre più semplice ed immediata la preparazione di ogni ricetta. Per quanto riguarda l’estetica, va menzionata la Collezione Ceiling: l’illuminazione si fonde con la cappa in un unico elemento polifunzionale dalla forte impronta decorativa, a metà tra ambiente kitchen e ambiente living. E in tema di luce non si può non citare Interstellar, la cappa nata dall’unione di acciaio lucido e 1152 cristalli di vetro. L’azienda, votata all’internazionalizzazione, è guidata da molto tempo dal Presidente Francesco Casoli e dall’Amministratore Delegato Mauro Sacchetto (già CEO di Datalogic e Marelli Motori).

Da quando è parte del Cluster Fabbrica Intelligente, Elica ha sviluppato un preciso indirizzo nel proprio percorso innovativo facendo riferimento alla Roadmap del CFI, matrice che articola tecnologie e processi applicativi consentendo alle aziende di posizionarsi lungo specifiche linee di intervento, e cioè macro-scenari di sviluppo.
Per Elica, come si è detto, le direttrici sono tre: la customizzazione della produzione per conto terzi (che rappresenta circa la metà del fatturato, l’altra parte viene commercializzata con marchi proprietari); la sostenibilità industriale, dato che l’azienda ricicla scarti di ferro, rame, alluminio e plastica; e infine la valorizzazione delle risorse umane, visto che Elica ha tra l’altro adottato la WCM (World Class Manufacturing) – metodologia finalizzata al miglioramento continuo delle attività degli stabilimenti – che coinvolge tutto il personale. Ne abbiamo parlato, come si leggerà oltre in questo articolo, con Mauro Castello, I.P. & Strategic External Resourcing Manager di Elica e membro dell’Organo di Coordinamento e Gestione (OCG) di CFI.
L’epopea di Elica
Si racconta che, quando per la prima volta artisti italiani e internazionali fecero capolino in azienda, per tenere workshop e seminari, i dipendenti fossero alquanto perplessi. Che ci venivano a fare? Eppure, parte del successo globale di Elica è dovuto a questa intuizione: distinguere il prodotto dagli altri grazie ad un design unico e riconoscibile. Utilizzare, cioè, una leva importante del Made in Italy, del saper fare nostrano: realizzare cose belle, oltre che funzionali. E non c’è dubbio che Elica sia, a livello globale, sinonimo di stile: i suoi manufatti non sono solo parti meccanici, ma sono pensati per piacere. Sono prodotti che non si nascondono dietro una tendina; ma che anzi si mettono in evidenza, perché arricchiscono l’ambiente in cui sono inseriti. E questo è apprezzato a Roma come a Londra, a Monaco come a Shanghai. Ma facciamo un passo indietro.
Elica nasce a Fabriano nel 1970 come fabbrica delle cappe da cucina, da un’intuizione di Ermanno Casoli. Questi fa il veterinario, ma a trent’anni decide che è l’ora di seguire la sua vera passione, l’impresa. È un uomo notevole. Colto, appassionato d’arte, non si tira mai indietro. Fa parte della generazione del Dopoguerra che fa grande, grandissimo il Bianco italiano: a metà degli anni Settanta, il Belpaese produce e vende in giro per il mondo molto più degli Stati Uniti, tanto per dire. Stiamo parlando di personaggi straordinari, come Giovanni Borghi, fondatore della Ignis, Lino Zanussi, Aristide Merloni, e dei Fumagalli della Candy. Oggi tutto il patrimonio creato da costoro non esiste più, o non è più italiano: ad Elica spetta l’onore e l’onere di portare il tricolore.

Nel 1978, Ermanno Casoli scompare. Così, fa il suo ingresso in azienda il figlio sedicenne, Francesco Casoli. All’inizio è aiutato dalla madre, che si trasforma da casalinga in imprenditrice. Ma Francesco mostra in breve tempo un’indole straordinaria: è indomito, irrefrenabile. Al di fuori dell’impresa, è uno sportivo. Quasi trent’anni fa vince la prima edizione di un giro del mondo in barca, in 16 mesi; qualche anno dopo parte alla volta del Polo Nord percorrendo a piedi circa 200 km. Ed è un politico, o forse un imprenditore prestato alla politica. Nelle legislature XV e XVI è senatore per il Popolo delle Libertà, votato nelle Marche. È uomo di Confindustria: è stato presidente della Territoriale di Ancona (di cui ora è ancora componente di diritto, in giunta, in quanto Past President). È presidente dell’AIDAF, l’organizzazione fondata da Alberto Falck che riunisce 200 aziende familiari, che da sole rappresentano il 15% del Pil del Paese, con un fatturato complessivo di 250 miliardi.
Ma torniamo all’azienda. Francesco “eredita” un’impresa che ha presentato a Parigi il primo aspiratore d’aria e che ha stipulato un contratto di fornitura con Philips. Cinque anni dopo la nomina di Francesco, una disgrazia colpisce l’azienda: un incendio rade al suolo lo stabilimento di Fabriano, che viene ricostruito in soli quattro mesi anche grazie all’impegno dei dipendenti. Questa rinascita viene definita in Elica la “Operazione Araba Fenice”, in riferimento all’uccello mitologico capace di risorgere dalle proprie ceneri. Ed è nella seconda metà degli Anni Ottanta, quando il mercato del Bianco crolla, che Francesco Casoli ha l’intuizione che ha consentito ad Elica di sopravvivere o di non essere venduta. Gruppi molto più grandi si erano concentrati sull’ottimizzazione del processo; in effetti in Italia, da questo punto di vista, si erano formate competenze raffinatissime. Ma ora non bastavano più: di qui l’interazione tra design e meccanica di cui abbiamo parlato.
Dopo il Duemila Francesco si rende conto che anche questo rapporto non è bastevole: occorre riempire il prodotto di contenuti innovativi. Un salto che consente all’azienda di superare la sola produzione della cappa: ora Elica vuole espandersi con forza in altri mercati, come quello dei piani di cottura.
Due aree di business: cooking e motori
Pertanto, Elica è attualmente così strutturata: è una società operativa in due business principali: l’area cooking e quella motori. Fra i prodotti relativi alla prima attività, le cappe da parete o da soffitto, ma anche a incasso, ad isola, ad angolo e a scomparsa (l’azienda ne produce 5 milioni all’anno), che possono avere un diametro tra i 22 cm e i 180 cm e che sono realizzate alla luce di parametri stilistici “di design”; i piani aspiranti ad induzione, caratterizzati da sistemi a ventola che catturano fumi e odori facendoli precipitare verso il luogo di captazione – che può essere posto più in basso rispetto al livello di emersione delle esalazioni; i piani di cottura; i sistemi di aspirazione intelligente Snap, che monitorano e migliorano la qualità dell’aria in maniera automatica; e infine Marie, che è un diffusore di fragranza. Quanto alla seconda area, il business è esercitato con il marchio FIME: nel sito di Castelfidardo si progettano e producono motori elettrici per elettrodomestici e per caldaie da riscaldamento. In termini di revenue, il primo business è più importante del secondo: su 480 milioni di fatturato, circa 70 dipendono dai motori. La quota export è pari a circa il 70%. Il 52% della produzione viene commercializzata da marchi proprietari; il restante 48% viene invece realizzata per i grandi produttori globali di elettrodomestici, come Whirlpool, Bosch, Electrolux, Haier. I prodotti realizzati per i propri marchi sono standard; quelli per gli Oem seguono le specifiche delle grandi aziende. Ma Elica, come vedremo, sta sperimentando soluzioni più customizzabili.
Le acquisizioni e la nascita della Fondazione Ermanno Casoli
Va peraltro ricordato che il nuovo millennio vien inaugurato, per Elica, da importanti acquisti: quello del 60% di Jetair (di Cerreto d’Esi, Ancona: produce cappe aspiranti) e del 20% di Airforce (società di Fabriano sempre specializzata nella realizzazione di cappe aspiranti nella fascia alta e medio-alta di mercato). L’anno dopo è a volta dell’acquisizione di FIME, cui abbiamo già accennato in tema di motori. Nel 2002, poi, Elica e il colosso giapponese di comparto Fuji Industrial danno vita ad una joint venture, Ariafina: l’obiettivo è quello di conquistare il ricco mercato nipponico; la nuova società apre uno showroom ad Osaka, e FIME uno stabilimento produttivo in Polonia.

In quel periodo nasce la Fondazione Ermanno Casoli, che ha l’obiettivo di promuovere iniziative in cui l’arte contemporanea diventi uno strumento didattico e metodologico capace di migliorare gli ambienti di lavoro e di innescare processi innovativi. L’azienda ha conseguito molti riconoscimenti, a livello locale e globale: Etica e Impresa; Top Employers; Great Place of work Italy & Europe; Premio dei Premi e altro. Attualmente il gruppo ha stabilimenti in Messico, Francia, Spagna, Germania, Polonia, Italia (i già citati impianti di Cerreto D’Esi e Castelfidardo e quello di Mergo, tutti dalle parti di Ancona), India e Cina.
La «cappa dei sogni», oggetto della ricerca
Come si diceva, obiettivo primario della ricerca in Elica è una cappa che sia, al contempo, assolutamente silenziosa e capace di aspirare fumi e cattivi odori, restituendo aria pulita nell’ambiente. Sono attività che di norma non vanno d’accordo. Una potente captazione di emissioni corrisponde, nell’esperienza comune, ad un rumore insopportabile. Chiunque disponga di una cucina ne fa un’esperienza quotidiana. Per mettere insieme, poi, aspirazione e miglioramento della qualità dell’aria occorre un intervento calibrato dalla presenza di sensori in grado di percepire in modo automatico e identificare le diverse sostanze diffuse nell’ambiente: non solo i fumi derivanti dalla cottura, ma anche gli eccessi di umidità (che possono favorire la proliferazione di batteri, muffe e virus), e poi polveri, pollini, acari, e ancora inquinanti derivanti da detergenti, vernici, spray.
Dunque non si tratta solo di migliorare una ventola, ma di dar vita ad un sistema intelligente hardware e software, capace anche di monitorare la temperatura e regolare il flusso di aria in uscita per evitare inutili sbalzi termici e conseguenti sprechi. «Si stanno studiando i sistemi di filtraggio più idonei, con un approccio chimico-fisico e grazie ad una partnership con l’università di Camerino» – afferma Mauro Castello, I.P. & Strategic External Resourcing Manager di Elica. La ricerca impegna in Elica 120 fra tecnici e ingegneri in Italia, altri 30 in Messico e diverse unità in Cina e in India.
Competenze digitali dell’azienda alla prova del Lockdown
Anzitutto, l’azienda ha sviluppato un sistema di Visual manufacturing, che è un’integrazione dell’Erp. Con un Erp visual, il responsabile della produzione può accedere a tutti i processi e, sulla scorta delle video-rappresentazioni dei Kpi, gli indicatori di performance, può prendere decisioni appropriate in merito, e comunicarle ai dipendenti dei dipartimenti coinvolti. Altro ambito nel quale sviluppare competenze digitali, è quello relativo al PDM (Product Data Management), piattaforma informatica capace di raccogliere tutte le informazioni relative ad un prodotto ed alle sue specifiche tecniche, nelle fasi di ideazione, progettazione, produzione e obsolescenza. È un software che peraltro organizza le informazioni in file che possono essere ricercati tramite metadati. Il PDM gestisce file di vari formati (PDF, Testo, Excel, File Cad 2D o con modellazioni 3D, Dwg di AutoCad) in un menù organizzato in cartelle espandibili e con un motore di ricerca interno.
Nel corso del periodo di Lockdown (che peraltro non ha coinvolto il business dei motori) Elica ha mantenuto operativa l’attività amministrativa e quella di progettazione grazie allo Smart Working, il lavoro agile. Con questo termine in genere si intende l’esecuzione del lavoro caratterizzata dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita con accordi tra dipendente e azienda. Ma, data la situazione, per Elica si è trattato di realizzare la versione più spinta, quella del telelavoro, e cioè dell’attività svolta a domicilio grazie all’assistenza di strumenti informatici e telematici. In un certo senso, sono stati delocalizzati gli uffici. Con questa modalità si è posta la questione della Cybersecurity. La soluzione per lavorare in relativa sicurezza è consistita nell’utilizzo della VPN, una rete privata virtuale, un tunnel dedicato e protetto tra un dispositivo (computer, smartphone, router, tablet) e Internet. Le informazioni che passano nel tunnel sono criptate. Al di là delle modalità di lavoro, il Covid-19 ha, secondo Castello, prodotto effetti sulle abitudini degli utenti finali, e quindi sull’attività dell’azienda. «È probabile – afferma infine Castello – che la gente tenderà a stare più a casa, a consumare il cibo a casa, e quindi a cucinare di più e meglio grazie anche ai prodotti di Elica».
La partecipazione di Elica al Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente
Elica è socio del Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente e collabora alla definizione della nuova Roadmap, il documento strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria italiana, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico. Attualmente, sette gruppi tematici (formati da tecnici, docenti universitari e soci del cluster) sono impegnati nella redazione della seconda Roadmap. Nel documento vengono individuati macro-scenari di sviluppo, le cosiddette linee di intervento. È stata definita una matrice, che consente alle aziende di posizionarsi lungo queste direttrici in base al proprio percorso di innovazione. Quali sono dunque le linee più idonee a connotare l’iter innovativo di Elica? È Mauro Castello a dare le risposte.
Il posizionamento di Elica sulla Roadmap: la customizzazione
Anzitutto, Elica si colloca lungo la sfida L1, quella relativa ai sistemi per i prodotti personalizzati. Il riferimento riguarda la produzione per gli Oem, quella per conto terzi; come si è già detto, quella commercializzata con marchi proprietari è standardizzata. La customizzazione riguarda le finiture, l’interfaccia utente, l’estetica, i plus come le luci da penombra, i filtri ad alta capacità di depurazione, i materiali speciali; ma non il ventilatore, che è il core clusterizzato del manufatto. È la base sulla quale si crea il prodotto. Ma dal momento che tutto il resto varia, i processi sono stati adattati per rapidi cambi, che avvengono «quasi ogni giorno».
Il posizionamento di Elica sulla Roadmap: la Sostenibilità
Secondo Castello, Elica si posiziona anche lungo la direttrice L2, quella attinente ai sistemi per la sostenibilità industriale. Si tratta di un insieme di tecnologie e strategie che consentano ad una azienda di essere meno dipendente dall’esterno per l’approvvigionamento di risorse produttive critiche. L’ottica è quella del Life cycle engineering: riutilizzo, Remanufacturing e riciclo di prodotti, componenti e materiali alla fine del ciclo di vita o provenienti dai processi di manutenzione; ma anche sistemi e metodi per la misura e l’implementazione delle Sustainable Supply chains o Closed-loop Supply chains. Per ora, Elica si ferma al riciclo degli scarti. «Non ritiriamo i prodotti.» afferma Castello, «Però il ferro e il rame sono riciclati; e anche l’alluminio, grazie all’impianto di pressofusione di Castelfidardo»; stesso destino per le plastiche, «che vengono ristampate, seppure in una percentuale ancora non elevata». Il Remanufacturing è una cosa diversa dal riciclo. Quest’ultimo termine si riferisce al recupero del materiale, mentre il primo significa smontare un prodotto o un componente già utilizzato, rimetterlo a nuovo e riportarlo sul mercato. In questo processo, la funzione e la geometria non vengono alterate. Per Elica, il Remanufacturing è un obiettivo: «Anche sotto la spinta di alcuni clienti, ci stiamo preparando a realizzare business diversi, che contemplano anche il Remanufacturing di alcuni componenti».
Il posizionamento di Elica sulla Roadmap: la valorizzazione delle risorse umane
Un’altra direttrice idonea a registrare il percorso innovativo di Elica è la L3, relativa alla valorizzazione delle persone. «Oggi il sistema più “flessibile” resta l’uomo – afferma Castello – per questo siamo molto attenti al tema». Da questo punto di vista, il rapporto con il Cluster può rivelarsi molto interessante: l’associazione è impegnata nella riprogettazione del posto di lavoro sulla base di specifiche regole di ergonomia e in rapporto a ritmi di lavoro adattabili, per realizzare ambienti e condizioni adeguati alle persone, e per dare ai dipendenti la possibilità di operare in modo produttivo a prescindere dalle caratteristiche in termini di età, sesso e stato fisiologico o patologico. L’idea è che persone e macchine debbano cooperare sinergicamente, condividendo le attività in modo efficiente e sicuro. L’uso di tecnologie abilitanti volte alla rappresentazione digitale della fabbrica dovrebbero favorire l’integrazione a livello di informazione e conoscenza. Peraltro Elica ha adottato la WCM (World Class Manufacturing), una metodologia implementata da molte grandi aziende manifatturiere, tra le quali anche FCA, che coinvolge tutto il personale. È finalizzata al miglioramento continuo delle attività degli stabilimenti; e mira ad eliminare perdite e sprechi, ad aumentare la produttività, migliorare la qualità, garantendo al tempo stesso il benessere e la sicurezza delle persone. Definisce indicatori chiave di prestazione e modalità di misura di perdite e sprechi comuni a tutte le fabbriche, stabilendo, pertanto, un linguaggio operativo condiviso.