Nata più di 30 anni fa come azienda di progettazione, la società guidata oggi da Daniela Vinci - che siede nell'OCG di CFI - si è specializzata nella realizzazione di macchine automatiche personalizzate per l’assemblaggio e il test di componenti automotive. Dieci anni fa la svolta verso il biomedicale, senza abbandonare la produzione nativa. Una scelta risultata decisiva nel 'New normal' dettato da Covid-19, quando la piattaforma di liquid handling Omnia è stata riconfigurata per correre in aiuto dei laboratori diagnostici.
La fabbrica intelligente è compiutamente tale quando, come dice Gianluigi Viscardi, Vicepresidente di Cluster Fabbrica Intelligente (CFI), «sa trasformare le difficoltà in opportunità». Il cambio di paradigma è ancor più centrale oggi, nella ‘New era’, nata dall’insorgenza di Covid-19 e che non si esaurirà in una manciata di settimane né è affrontabile solo con il ricorso alle più avanzate tecnologie.
Masmec è, in questo senso, una fabbrica intelligente, impiantata a Bari. Intelligente non solo per la maturità digitale conquistata precocemente, ma perché quotidianamente impegnata ad affrontare due sfide: la prima, la produzione personalizzata, evoluta e resiliente; la seconda, la valorizzazione delle persone dentro e fuori la fabbrica. Non a caso, dunque Masmec è tra gli associati che da oltre cinque anni collabora alla elaborazione della Roadmap del CFI.

Nata più di 30 anni fa come azienda di progettazione, si è poi specializzata nella realizzazione di macchine automatiche personalizzate per l’assemblaggio e il test di componenti automotive, quali iniettori, cambi, frizioni, motori, pompe e molti altri ancora.
Dieci anni fa la svolta verso il biomedicale, senza abbandonare la produzione nativa. Una scelta risultata decisiva nella ‘New era’, quando la piattaforma di liquid handling Omnia è stata riconfigurata per correre in aiuto dei tanti laboratori diagnostici impegnati fino all’inverosimile nell’analisi dei tamponi oro-faringei. Ma anche quando l’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla catena del valore dell’automotive ha accelerato il concetto di flessibilità e riconfigurabilità tecnologica già adottata da Masmec.
R come riconfigurare, riconfigurarsi
Per comprendere chi sia Masmec oggi, ma soprattutto come affronta il futuro – il suo e quello del Paese -, la Case History del CFI è stata raccontata dall’amministratore delegato Daniela Vinci, erede del fondatore di questa società che investe annualmente tra il 15% e il 20% del fatturato (nel 2019 pari a 35 milioni di euro) in R&D.

Un investimento molto robusto dunque quello in R&D perché, come dice Daniela Vinci: «La ricerca è una leva strategica centrale per individuare tempestivamente i trend emergenti e anticipare la domanda del mercato globale, aprendo strade nuove». Proprio grazie alla ricerca, l’azienda ha potuto diversificare nel settore biomedicale ad esempio e, d’altro canto, accompagnare i cambiamenti dell’industria automotive. «Siamo di fronte a una profonda riconfigurazione dello scenario – racconta l’imprenditrice – e l’elettrificazione è una delle partite più importanti. Avevamo colto già qualche anno fa i primi segnali del declino di benzina e diesel e da allora abbiamo investito nell’ acquisizione del know-how che oggi ci permette di affiancare diverse multinazionali che stanno puntando sulla produzione di pacchi batteria».
Tra le altre iniziative, Masmec ha avviato una collaborazione col Politecnico di Milano (altro associato del CFI) per un banco di prova moduli batterie e delle celle a combustibile. Se si chiede a Daniela Vinci quali siano i progetti aziendali sul fronte dell’idrogeno la risposta è netta: «Stiamo lavorando per essere in grado di offrire soluzioni d’eccellenza per il test nel campo dell’elettrificazione. È l’occasione per conquistare una competenza distintiva in un mercato in cui su altri fronti, penso per esempio all’assemblaggio, paesi come la Cina hanno raggiunto l’Italia e la Germania».
Le prospettive di fatturato di Masmec per il 2020 risentono ovviamente della pandemia Covid-19, che ha avuto anche dei risvolti inaspettati: «Stimiamo la divisione Automotive un po’ in calo a causa della contrazione della domanda – spiega Daniela Vinci – e viceversa la divisione Biomed in crescita più rapida rispetto al piano industriale, con un contributo del 18% al fatturato annuo».
Questo perché la minaccia del Coronavirus ha fatto esplodere gli ordini per apparecchiature destinate alla diagnostica di laboratorio e Masmec ha messo a punto una versione ad hoc della propria piattaforma Omnia.
Vinci sottolinea: «Omnia è nata dieci anni fa come sistema per l’estrazione automatica degli acidi nucleici (DNA e RNA) da diverse sostanze organiche. Quando si è iniziato a parlare di Covid, mio padre e il team di specialisti Masmec hanno pensato che si potesse velocizzare il lavoro dei laboratori implementando sulla piattaforma il protocollo per estrarre l’RNA dai tamponi e prepararlo alla fase successiva per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2».
Il vantaggio è l’abbattimento dei tempi, perché Omnia processa 24 campioni (numero che raddoppierà con i prossimi upgrade) nello stesso tempo in cui un operatore riuscirebbe a processarne solo uno, riducendo inoltre i rischi e la probabilità di errore connessi alla metodica manuale.
Dice Vinci: «Da marzo siamo tempestati dalle richieste di acquisto per questa piattaforma, complice il fatto che sia così flessibile da poter operare con diversi kit di reagenti. I luoghi di destinazione vanno dalla Puglia alle regioni settentrionali sino all’estero, con una produzione che ha ormai superato le cento unità.»
Sistemi di navigazione per la medicina e la chirurgia più avanzate

Oltre ai macchinari per i laboratori, la divisione Biomed di Masmec progetta e realizza anche sistemi di navigazione per la radiologia interventistica e la chirurgia, un filone particolarmente sfidante. Sulla scorta dei navigatori delle auto, i ricercatori Masmec sono partiti da una domanda: come arrivare nel corpo umano a raggiungere un target attraverso la via più sicura e breve? La soluzione sta in sistemi basati sull’imaging 3D e su tecniche di Realtà virtuale. Questi acquisiscono le immagini TC o di risonanza magnetica e, a seconda dei casi, le fondono anche con le immagini ecografiche in tempo reale. Intanto, il corpo del paziente, su cui sono stati applicati dei sensori, viene ricostruito virtualmente su uno schermo. Dunque il chirurgo può individuare facilmente il punto su cui operare e la traiettoria migliore per raggiungerlo con lo strumento operatorio, come un ago per biopsia o per termoablazione. «Con questa guida si può intervenire con più efficacia, minori rischi e minore invasività rispetto alla metodica tradizionale», fa notare Daniela Vinci. Che aggiunge: «Abbiamo cominciato con le applicazioni per la radiologia interventistica per poi arrivare alla neurochirurgia e alla chirurgia spinale e continuiamo a sviluppare nuove funzionalità, anche accogliendo gli spunti di chi opera sul campo, come i medici dell’Istituto Besta di Milano e dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce».
Addio filiera verticalizzata
Bari, Lecce, Milano… La storia di Masmec incentrata sulla ricerca è anche una storia intessuta di collaborazioni. A partire da quelle con un territorio, quello barese, sicuramente poco e mal narrato dal punto di vista della sua tradizione manifatturiera.
«In effetti il rapporto col territorio è stato un fattore decisivo. I primi grandi insediamenti industriali risalgono agli anni Sessanta e hanno dato vita a un indotto solido e ramificato, nell’ambito della meccanica prima e della meccatronica dopo. Marelli e Bosch, per esempio, sono stati tra i nostri primi clienti e ci hanno anche spinti a mettere a fuoco una nuova logica di filiera che definirei non verticale», racconta Vinci.
Masmec sembra dimostrare in concreto che la catena globale del valore non è quella che concepisce un rapporto gerarchico tra cliente e fornitore, col cliente che distribuisce sempre più a valle il rischio. Tutt’altro, secondo Vinci: «Una volta che si sono maturate delle competenze molto forti in un settore – come ieri in quello degli iniettori nel nostro caso – si viene considerati più un partner che un puro fornitore: il cliente guarda a noi come a un interlocutore che può affiancarlo sin dallo stadio iniziale di ideazione del prodotto e offrirgli quel know-how di cui ha bisogno per definire efficacemente il proprio processo produttivo. Oggi lo stesso fenomeno si ripete nel campo dell’elettrificazione. Sono moltissimi i casi in cui il cliente ci chiede di collaborare in fasi sempre più a monte fino a un vero e proprio co-engineering, riconoscendoci un plus di competenza di cui può beneficiare. Si tratta di mettere a frutto competenze sul prodotto, ma anche sul processo; in questo le tecnologie di Industry 4.0 ci vengono in aiuto per contribuire a creare ulteriore vantaggio competitivo. Anche per questo insisto sulla ricerca: è un lavoro che dobbiamo portare avanti ogni giorno per poter essere competitivi anche domani».
Masmec in CFI: la ricerca nel quotidiano
L’approccio di Masmec è una messa a terra di quanto il Cluster Tecnologico Fabbrica Intelligente va scrivendo nella nuova versione della Roadmap. La storia tra l’azienda dei Vinci e CFI non è di oggi e sposa la visione dell’innovazione indirizzata dalla Roadmap attraverso i tre pilastri strategici della Fabbrica Intelligente del futuro: Tecnologie, Competenze e Sostenibilità.
«Cinque anni fa, quando il CFI era nato da neanche un anno – ricorda Vinci – abbiamo incontrato l’allora Presidente Viscardi e ci siamo associati. Sono stata membro dei Gruppi tematici tecnico scientifici (GTTS) nella stesura della prima Roadmap; per poi diventare membro dell’Organo di Coordinamento e Gestione (OCG) attualmente presieduto da Luca Manuelli. Certo l’attività nel GTTS è più stimolante per chi sta sul campo, mentre nell’OCG si fa un’attività più di indirizzo strategico. Detto questo portiamo il nostro contributo su tre Linee di Intervento (LI) della Roadmap dell’Innovazione: sistemi per le produzioni personalizzate (LI1), valorizzazione delle persone (LI3) e sistemi di produzione evoluti e resilienti (L15). Ed è un contributo alimentato dalla continua osservazione del reale».
La piattaforma Omnia è un’ottima base per comprendere come nella produzione personalizzata si possano introdurre sistemi evoluti e resilienti. O come spiega Vinci: «Sistemi flessibili e riadattabili, che vengono concepiti per processare non più un solo prodotto ma intere famiglie. La riconfigurabilità è un po’ un paradigma del manifatturiero intelligente. Si può fare un paragone con i mattoncini Lego e immaginare le macchine come insiemi di unità-base, che possono essere riassemblate e riconfigurate velocemente al variare del tipo e del volume della produzione. Questo vale sia nell’automotive, dove il cliente vuole gestire il proprio investimento in maniera sostenibile nel tempo, sia nel campo medicale. Omnia docet, proprio per la sua capacità di automatizzare un ventaglio di applicazioni, che vanno dalla diagnosi di malattie genetiche alla ricerca di DNA e RNA legati a infezioni batteriche o virali».
Ed ecco che riconfigurabilità diventa tema trasversale: perché se da un lato ‘restituisce’ sostenibilità, dall’altro ‘richiede’ competenze. «Dietro a un prodotto custom-made ci sono sia competenze settoriali molto solide che competenze trasversali: bisogna saper ascoltare e interpretare i bisogni del cliente e lavorare in team multidisciplinari per mettere a punto soluzioni ad hoc dal punto di vista hardware e software». Che si tratti di una piattaforma personalizzabile per il laboratorio o di un sistema di assemblaggio per un componente automotive, tutti i sistemi high-tech richiedono skill di alto profilo.
A caccia di skill dal Sud al Nord d’Italia e viceversa

In fatto di competenze umane Masmec è onnivora. Il primo vivaio di giovani preparati a cui l’azienda guarda con interesse è rappresentato da Università e Politecnici. Dice Vinci: «Ricordo che mio padre lamentava molto la carenza di quel bagaglio minimo di conoscenze che consentisse a un neolaureato di rispondere alle necessità dell’industria. Oggi posso dire con orgoglio che questo ostacolo mi sembra superato: la collaborazione delle imprese con l’Università e il Politecnico di Bari, per esempio, permette agli studenti di acquisire delle competenze spendibili più facilmente nel mondo del lavoro e di formarli anche attraverso stage in azienda. In Masmec ospitiamo spesso laureandi e neolaureati e offriamo una possibilità di impiego ai più brillanti. È successo per esempio con alcuni dei biologi che sviluppano la piattaforma Omnia, che abbiamo assunto proprio al termine di periodi formativi sul campo».
Un’altra partnership vincente è quella con l’Istituto Tecnico Superiore della Meccatronica “A. Cuccovillo”, tra i primi nella graduatoria nazionale degli ITS, grazie al lavoro della professoressa Lucia Scattarelli. «Abbiamo creduto nella validità di questo istituto fin dalla sua fondazione – racconta l’imprenditrice – e abbiamo voluto esserne soci. Dal 2011 abbiamo offerto agli studenti docenze e tirocini, che permettono loro di acquisire una preparazione teorica e pratica e di osservare tutto il ciclo produttivo, dalla progettazione di una linea alla sua realizzazione. In questi anni abbiamo incontrato molti ragazzi volenterosi e capaci, tanto che circa 40 di loro oggi lavorano in Masmec».
La resilienza formato Masmec
Se la resilienza è la capacità di saper cogliere le occasioni offerte dai momenti difficili, Masmec ha una storia di resilienza a cinque stelle.

Nel settore dell’automotive, di fronte al tramonto del diesel e della benzina, sta sviluppando le competenze per giocare ancora da leader tecnologico, stavolta nel campo dell’elettrico. Dice Vinci: «Dobbiamo cavalcare il cambiamento, non esserne sopraffatti. Dobbiamo continuare a imparare e cogliere le opportunità di aggiornamento. Tra queste ultime, una recente è stata rappresentata da un corso sui temi dell’elettrificazione tenuto da alcuni docenti del Politecnico di Milano appositamente per i nostri tecnici».
Un’altra cartina di tornasole per la resilienza è stata la pandemia Covid-19. E non è solo la piattaforma Omnia ad essere la prova. Infatti, oltre al macchinario per i laboratori di diagnostica, il cui primo esemplare è stato donato al Policlinico di Bari, dove è stata condotta la messa a punto iniziale, Masmec ha allestito anche un sistema per il test delle mascherine.
«Tutto è nato dalla collaborazione con il Politecnico di Bari – spiega Vinci – e dalla voglia di renderci utili durante l’emergenza sfruttando le nostre competenze». L’obiettivo era aiutare le tante aziende tessili del territorio che si stavano riconvertendo per produrre mascherine. «Siamo partiti da un piccolo dispositivo impiegato per le prove di tenuta dei componenti, che consente di rilevare le perdite di aria, acqua o carburante. In una manciata di giorni lo abbiamo adattato ai test di tenuta e filtraggio dei tessuti per le mascherine che abbiamo eseguito per varie imprese desiderose di avviare questo tipo di produzione, una tra tutte Natuzzi. Prossimamente saremo in grado di svolgere tutte e tre le prove necessarie per la certificazione delle mascherine, ma intanto quello che siamo riusciti a fare è stato incredibilmente gratificante per la sua ricaduta sociale. Ci ha guidati il senso di responsabilità e abbiamo rinunciato al compenso per i test, devolvendolo a un’associazione caritatevole». Perché la missione delle fabbriche intelligenti nel New normal è anche quella di assolvere alla propria missione di sostenibilità a beneficio della collettività del proprio territorio.
Infatti, oltre al macchinario per i laboratori di diagnostica, il cui primo esemplare è stato donato al Policlinico di Bari dove è stata condotta la messa a punto iniziale, Masmec ha allestito anche un sistema per il test delle mascherine.
«Tutto è nato dalla collaborazione con il Politecnico di Bari – spiega Vinci – e dalla voglia di renderci utili durante l’emergenza sfruttando le nostre competenze». L’obiettivo era aiutare le tante aziende tessili del territorio che si stavano riconvertendo per produrre mascherine. «Siamo partiti da un piccolo dispositivo impiegato per le prove di tenuta dei componenti, che consente di rilevare le perdite di aria, acqua o carburante. In una manciata di giorni lo abbiamo adattato ai test di tenuta e filtraggio dei tessuti per le mascherine che abbiamo eseguito per varie imprese desiderose di avviare questo tipo di produzione, una tra tutte Natuzzi. Prossimamente saremo in grado di svolgere tutte e tre le prove necessarie per la certificazione delle mascherine, ma intanto quello che siamo riusciti a fare è stato incredibilmente gratificante per la sua ricaduta sociale. Ci ha guidati il senso di responsabilità e abbiamo rinunciato al compenso per i test, devolvendolo a un’associazione caritatevole». Perché la missione delle Fabbriche Intelligenti nel New normal è anche quella di assolvere alla propria missione di sostenibilità a beneficio della collettività del proprio territorio.