I modelli di business? Passano dalla gestione dell’innovazione!

5 Luglio 2021

I modelli di business? Passano dalla gestione dell’innovazione!

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Le indicazioni delle norme ISO 56000 supportano le imprese attraverso standard internazionali e best practice: dalla proprietà intellettuale alla gestione delle idee. Le esperienze di Cluster Fabbrica Intelligente, di Enel X e Italferr in ottica di Open Innovation. Se n'è parlato al summit by UniProfessioni

La capacità di innovare è di importanza strategica per le imprese. Permette di rispondere velocemente a mutate condizioni di mercato e alle esigenze dei clienti. A patto di intendere l’innovazione non come una somma di lampi di genio, ma come una cultura che permette di migliorare i processi aziendali in modo continuo, con l’obiettivo di generare e distribuire valore in termini economici, di competenze e sostenibilità.

Ottenere questi risultati richiede un approccio strutturato, come suggeriscono le norme ISO 56000 dedicate alla Gestione dell’Innovazione, che rappresentano per le aziende l’opportunità di ripensare il proprio modello di business. Il tema è stato al centro dell’ISO 56000 Summit organizzato da UniProfessioni, che ha proposto una riflessione sull’impatto dell’innovazione sulle imprese e sulla società.

Cosa significa gestire l’innovazione e la transizione digitale in modo strutturato? Prendendo spunto dal Summit, in questo articolo esploriamo gli approcci e gli strumenti a disposizione delle aziende, guardandoli da due punti di vista: quello proposto dalle norme ISO 56000, che rappresentano una guida e un supporto per le imprese, e quello delle iniziative messe in atto da Cluster Fabbrica Intelligente, Enel X e Italferr, tre realtà all’avanguardia del nostro Paese, che hanno l’innovazione e la condivisione di competenze nel loro Dna e interpretano in modo concreto la gestione dell’innovazione.

 

Il quadro di riferimento della serie ISO 5600

Oliviero Casale, General Manager di UniProfessioni

La serie ISO 56000 è una famiglia di norme dedicate all’Innovation Management. Attualmente sono state pubblicate cinque norme e altre sono in fase di elaborazione. Tra le norme pubblicate la 56000 definisce informazioni di base, principi, termini per la Gestione dell’Innovazione, mentre la 56002 è focalizzata sui sistemi di gestione. L’ISO 56003 analizza l’importanza delle partnership e dell’Open Innovation, la 56004 fornisce una guida all’Innovation Management Assessment (IMA), la 56005 si focalizza sulla proprietà intellettuale. Gli standard in fase di sviluppo riguardano la gestione della Strategic Intelligence (56006), la gestione delle idee (56007), la definizione di strumenti per misurare l’innovazione (56008). I documenti rilasciati e quelli in corso di pubblicazione sono ispirati a otto principi: realizzazione del valore, leader orientati al futuro, direzione strategica, cultura, sfruttare le intuizioni, gestione dell’incertezza, adattabilità, approccio sistemico.

Secondo Alice de Casanove, Innovation Manager di Airbus e attuale presidente dell’ISO TC 279 Innovation Management (il comitato tecnico che ha prodotto le norme ISO 56000), l’innovazione rappresenta la risposta un bisogno, ma può essere trasformata in opportunità. «Gli standard internazionali aiutano a definire un linguaggio comune, raccogliere e diffondere best practice e permettere a ogni impresa, anche le pmi, di attuare un processo di innovazione con una visione di lungo periodo». Le norme non sono obbligatorie per le aziende, che possono adottarle in modo volontario per definire un approccio strutturato alle sfide attuali e future, tenendo conto del mercato globalizzato e di tecnologie esponenziali in continua evoluzione. «Le imprese hanno bisogno di nuove competenze per gestire i cambiamenti e di strumenti per una formazione continua. Le norme ISO aiutano e, al contempo, fanno comprendere la complessità dello scenario», dice Oliviero Casale, general manager di UniProfessioni. «Un supporto per l’applicazione dei concetti dei sistemi di gestione dell’innovazione all’interno di imprese e organizzazioni di qualsiasi dimensione e tipologia può avvenire anche grazie a competenze specifiche, come quelle dei Professionisti operanti nell’ambito della Gestione dell’Innovazione, che possono certificarsi anche con la norma UNI 11814 Innovation Management Professionals recentemente pubblicata».

Innovazione a misura di pmi. La scelta evidenziata da Alice de Casanove di definire un linguaggio comune, con un vocabolario comprensibile a tutti, va incontro anche alle pmi e alle aziende più lente nell’adottare un approccio di sistema all’innovazione. Per supportare le pmi in questa direzione UniMarconi, Assinrete e il Cluster Fabbrica Intelligente stanno collaborando con UNI per la pubblicazione della prassi di riferimento “Impresa 4.0: Linee Guida per la Gestione dell’Innovazione nelle pmi e Reti di Imprese”. «Le pmi, che hanno risentito maggiormente degli effetti della pandemia, spesso hanno una visione dell’innovazione limitata al miglioramento di un prodotto. L’innovazione può essere invece implementata in tutti i settori con un approccio sistematico, che permette di affrontare incertezza e cambiamenti, ridurre i rischi, abilitare un sistema di apprendimento continuo», dice Arturo Lavalle, responsabile R&S dell’Università Guglielmo Marconi.

 

Cluster Fabbrica Intelligente: le proposte per “Produrre una Nazione resiliente”

Luca Manuelli, cdo di Ansaldo Energia, ceo di Ansaldo Nucleare e presidente del Cluster fabbrica intelligente

Promuovere l’innovazione a supporto della transizione digitale e ambientale del Paese è la missione del Cluster Fabbrica Intelligente (CFI), che oggi conta più di 300 associati. La missione si realizza con un approccio di sistema e di Open Innovation che coinvolge tutti gli attori fondamentali (stakeholder istituzionali, Università e Centri di Ricerca, grandi aziende e pmi, player tecnologici) per supportare lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie nelle filiere industriali strategiche per il territorio nazionale. Tra le iniziative promosse c’è l’istituzione dei Lighthouse Plant, aziende “faro” che, grazie a impianti produttivi basati su tecnologie 4.0, sono un un punto di riferimento per il settore. Attualmente i Lighthouse selezionati sono Ansaldo Energia, Abb, Tenova-Ori Martin, Hitachi Rail, Hsd Mechatronics e Wärtsilä Italia. Il CFI ha inoltre lanciato l’XFactory Open Innovation Challenge, un’opportunità per start-up e imprese per presentare i propri progetti e collaborare con i Lighthouse Plant. Nel 2020, oltre ad aver partecipato alla stesura del Piano Transizione 4.0, il CFI ha elaborato il documento “Produrre una Nazione resiliente”, che contiene proposte di intervento per sostenere concretamente le imprese nel loro percorso di innovazione.

«Oggi il gap più importante è la capacità di mettere in pratica il Piano Pnrr e collegare tra loro obiettivi e missioni. Abbiamo sviluppato la nostra roadmap per favorire la transizione digitale nel settore manifatturiero, supportando l’uscita dall’emergenza, ma anche la resilienza, con interventi immediati e di lungo periodo», dice Luca Manuelli, presidente del Cluster Fabbrica Intelligente e Ceo di Ansaldo Nucleare. Le proposte del documento “Produrre una Nazione resiliente”, elaborate da una task force di 50 esperti, si focalizzano su resilienza, sicurezza, interconnessione/funzionalità soluzioni per lo sviluppo integrato e digitale di prodotto, processo e sistema, filiera integrata. Gli interventi di medio termine specifici si basano su attività di ricerca e innovazione che possano produrre nuove soluzioni per gestire in modo più appropriato le emergenze e permettere ai sistemi di migliorare le prestazioni in contesti competitivi in continua evoluzione. Le aree di intervento sono smart working collaborativo, sistemi di commissioning e manutenzione a distanza, robotica collaborativa, Internet of Actions (ioa), cybersecurity, strumenti innovativi per la gestione delle filiere di produzione, quali le piattaforme digitali che consentono l’interoperabilità dei sistemi secondo un modello aperto. Ci sono po gli interventi di medio termine di carattere sistemico, che richiedono un intervento diretto degli Enti pubblici in partnership con le imprese ed enti di ricerca. «Questo è l’ambito più visionario e più sfidante: presuppone linee di governo e indirizzo da parte dello Stato, ma anche impegno e coinvolgimento da parte di aziende e centri di ricerca – sottolinea Manuelli – È qui che bisogna raggiungere un livello olistico, di sistema e di collaborazione tra chi crea e chi utilizza l’innovazione».

 

Italferr: il connubio tra innovazione e sostenibilità

Aldo Isi, amministratore delegato Italferr

Italferr è la società di ingegneria che si occupa delle infrastrutture del gruppo Ferrovie dello Stato. A partire dal 2018 la società ha istituito una “funzione innovazione”, un presidio trasversale che svolge una continua attività di scouting per individuare aree di innovazione e concrete opportunità di miglioramento sulla base degli indirizzi strategici definiti dal Gruppo FS, occupandosi anche della messa a terra dei progetti innovativi. Tra i progetti realizzati c’è la digitalizzazione di processi ingegneristici, in particolare nell’ambito della sorveglianza dei cantieri. Sta inoltre sviluppando una piattaforma per effettuare analisi Life Cycle Assessment (Lca) dell’infrastruttura in modo integrato e interoperabile con il sistema Bim. «In collaborazione con il Centro di Innovazione dell’Università del Salento e lo spin-off dell’Enea EcoInnovazione stiamo creando banche dati completamente nuove da impiegare in ambito Lca che potremo rendere disponibili anche in altri ambiti e altri settori, in un’ottica di Open Innovation», dice Nicoletta Antonias, responsabile Innovazione e Sostenibilità di Italferr.

È in fase di implementazione una piattaforma digitale dedicata allo Stakeholder Engagement, che sfrutta strumenti di Big Data e sentiment analysis intercettare tematiche chiave per esempio nel settore della mobilità sostenibile, rendere disponibili strumenti e informazioni per interagire con gli stakeholder, avviare un dialogo più ampio con il territorio. «Nel nostro nuovo modello di business, che comprende l’integrazione tra innovazione e sostenibilità attraverso la digital transformation, in questo il sistema di gestione dell’innovazione è uno strumento che ci consente di sistematizzare e raccontare meglio il nostro presidio sull’innovazione, il nostro operato e le sinergie che possiamo attivare».

 

Enel X: l’innovazione umile e l’importanza dell’errore

Gianluca Alosi, Innovation Manager di Enel X

Enel X è la società di Enel dedicata allo sviluppo di soluzioni innovative nel settore dell’energia. Per una grande azienda, l’innovazione non è il guizzo creativo in un garage, ma un percorso che assume caratteristiche particolari, che Gianluca Alosi, Innovation Manager di Enel X, definisce “innovazione umile”. «Per noi innovazione significa capire il contesto in cui siamo per sviluppare qualcosa di nuovo in sintonia con il contesto, ascoltando i nostri clienti e imparando dagli errori. L’obiettivo è uno sviluppo armonico e sostenibile, con l’individuo al centro», dice Alosi. Ogni anni Enel X valuta 800/1.000 idee proposte da clienti, partner e start-up direttamente o attraverso il portale Innovability. Dopo la valutazione della fattibilità tecnica ed economica, vengono selezionati i progetti che entrano nella fase di sviluppo di un prodotto il può possibile realistico da testare con i clienti e, successivamente, lanciare sul mercato.

Nei suoi anni di attività Enel X ha ricevuto e selezionato circa 10mila progetti innovativi, di cui 390 sono passati alla fase di sviluppo e 95 si sono trasformati in prodotti o servizi approdati sul mercato. «Una idea su mille diventa realtà, e questo è un aspetto tipico dell’innovazione: l’80 per cento del lavoro di chi si occupa di innovazione è incentrato sulla cultura dell’errore. Nella fase di test è importante sbagliare molte volte per trovare la direzione giusta e arrivare sul mercato con la massima probabilità di successo».

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